PLATONOV un modo come un altro per dire che la felicità è altrove

platonov

Domenica 12 gennaio ore 18,00 c/o Teatro Corsini.

50 BIGLIETTI OMAGGIO CON IL PROGETTO RESPUBLICO
finanziato dalla Fondazione Cassa Risparmio Firenze nell'Ambito del Bando Nuovi Pubblici 2019

Al Teatro Corsini di Barberino, domenica 12 gennaio va in scena "Platonov, un modo come un altro per dire che la felicità è altrove", il nuovo lavoro della compagnia Il Mulino di Amleto, prodotto con Elsinor Centro di Produzione Teatrale, uno degli spettacoli più apprezzato da pubblico e critica del 2019.
PLATONOV è realizzato nell'ambito del progetto RES PUBLICO 2.0 finanziato dalla Fondazione CR Firenze: per questo Catalyst mette a disposizione 50 biglietti omaggio per favorire la partecipazione del pubblico a uno degli spettacoli di punta dell'intera stagione. Per prenotare i biglietti omaggio basta mandare una mail a ufficiostampa@catalyst.it con oggetto PLATONOV.

Teatro Comunale Corsini

domenica 12 gennaio ore 18.00
PLATONOV
UN MODO COME UN ALTRO PER DIRE CHE LA FELICITÀ È ALTROVE
da ANTON CECHOV
uno spettacolo di IL MULINO DI AMLETO
regia MARCO LORENZI
riscrittura MARCO LORENZI E LORENZO DE IACOVO
con MICHELE SINISI
e con STEFANO BRASCHI, ROBERTA CALIA, YURI D’AGOSTINO, ELIO D’ALESSANDRO, BARBARA MAZZI, STEFANIA MEDRI,  GIORGIO TEDESCO,  ANGELO MARIA TRONCA
produzione ELSINOR CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE

PERCHE' VEDERLO “Un modo come un altro per dire che la felicità è altrove. Basterebbe il sottotitolo dello spettacolo per dare un’idea della profonda scarica emotiva che spalanca l’assistere, o meglio il vivere Platonov. Quello che la compagnia e gli spettatori creano insieme è qualcosa che trascende il testo, esce dalle battute e dai corpi degli attori e va a costruire una vera e propria esperienza collettiva, dove il confine tra messa in scena e realtà è sottilissimo. Uno spettacolo da vivere e rivivere, un sentimento universale alla portata di tutti, un gigantesco spiraglio sulla complessa semplicità della vita.” Francesco Melchiorri Birdmenmagazine.it

Al Teatro Corsini di Barberino, domenica 12 gennaio va in scena "Platonov, un modo come un altro per dire che la felicità è altrove", il nuovo lavoro della compagnia Il Mulino di Amleto, prodotto con Elsinor Centro di Produzione Teatrale, uno degli spettacoli più apprezzato da pubblico e critica del 2019: nove attori sul palco,
una grande vetrata come scena, tanti bicchieri e bottiglie per far scorrere a fiumi la vodka, eleganti costumi per esaltare la bellezza dei giovani interpreti. E il pubblico chiamato a condividere un'esperienza emotiva collettiva dove il confine tra messa in scena e realtà è sottilissimo.
Lo spettacolo Platonov è realizzato nell'ambito del progetto RES PUBLICO 2.0 finanziato dalla Fondazione CR Firenze: per questo Catalyst mette a disposizione 50 biglietti omaggio per favorire la partecipazione del pubblico a uno degli spettacoli di punta dell'intera stagione. Per prenotare i biglietti omaggio basta mandare una mail a ufficiostampa@catalyst.it con oggetto PLATONOV.

Lo spettacolo è una finestra aperta su un Cechov quasi sconosciuto, su un testo giovanile ritrovato casualmente. "Platonov", così in genere viene chiamato questo primo dramma di Cechov, è il fallimento dell’utopia del suo giovane autore che vuole raccontare la vita cogliendone appieno i più̀ profondi meccanismi. Il suo sforzo s’infrange contro la vita stessa e l’impossibilità di coglierla nella sua interezza in un dramma teatrale. L’azione si svolge nella tenuta caduta di Anna Petrovna, dove in una calda estate trascorrono le vuote serate tra fiumi di vodka una serie di personaggi tra cui il maestro elementare Platonov, conteso tra la moglie Sasha, la stessa padrona di casa e la giovane Sofja. Una festa sopra la tragedia, per personaggi insolitamente comici malgrado l’insostenibile solitudine e l'inconsistenza della loro ricerca di amore. Un grande e meraviglioso affresco incompiuto, come un’opera Senza Titolo. Questo è Platonov. Un modo come un altro per dire che la felicità è altrove: un’opera non finita per esseri umani non finiti, incompleti, incerti, resi fragili dal loro “voler essere” che si scontra inevitabilmente con ciò̀ che sono nella realtà̀. Come noi.

Cechov ci ha trasmesso tanta conoscenza del genere umano; è rara da trovare. Vorremmo riconsegnarla con autenticità̀ e leggerezza, per entrare nel dolore della vita senza restarne impigliati. Il Mulino di Amleto


NOTE DI REGIA
‹‹Certe scelte si possono fare solo con la follia dei trent’anni o con la saggezza dei sessanta”, Immagino questo Platonov in uno spazio che unisca attori e spettatori. Per raccontare la tenuta di Anna e Vojinicev e la “carne umana” che la abita, ho bisogno di una vetrata, tanti bicchieri e bottiglie trasparenti come lo sguardo degli attori e le loro lacrime, un lungo tavolo dove tutti si incontrano, un video per cogliere i dettagli di questa umanità, usare il “voi” come Cĕchov per poi scivolare nel “tu”, perché il rapporto tra due persone sta cambiando. E vestiti belli, perché questa umanità e questi attori sono belli, belli, belli e io li amo.
Il teatro che stiamo raccontando è amore e gioia e niente più, questo raccontiamo: amore, gioia e vita. In sintesi, un allestimento scarno, non realistico ma vero, puro, che chiede al pubblico di essere e sentirsi parte della storia che viene raccontata. Avvicinare le distanze per condividere la furia, le emozioni e i dolori che esploderanno inevitabili. Uno spettacolo libero e lieve, che nasce da un grande desiderio per l'improvvisazione e l'autenticità››. Marco Lorenzi

ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA
Io ho la sensazione che Il Mulino di Amleto, nel mettere in scena Platonov, in realtà non metta in scena solo Platonov ma l'intero comparto drammaturgico/umano che alberga nelle grandi storie di Čechov; ho la sensazione che il testo che Čechov scrisse a vent'anni e che subito distrusse con un impeto senza misura (testo che oggi possiamo leggere perché una copia, scritta a penna, è stata ritrovata in un cassetto dopo la sua morte) non sia la partenza ma piuttosto l'approdo di un viaggio compiuto in tutta la russità teatrale cechoviana. Toppi. Il Pickwick

Sinisi-Platonov al centro come un atomo e gli elettroni che lo cercano, governati dalle forze contrastanti di attrazione e repulsione, amore e schifo, si avvicinano e se ne allontanano, sono irrimediabilmente affascinati e ne sentono ribrezzo, ma non ne possono fare a meno. Platonov (prod Elsinor, Tpe, Festival delle Colline torinesi, debutto al Sala Fontana milanese) è allo stesso tempo Pinocchio e Lucignolocosparso di quel dongiovannismo che non è manierato né ricerca della vanità quanto fragilità maschile, desiderio e verità. T. Chimenti, Recensito.net

A questo punto, avrete intuito che lo spettacolo di cui parliamo procede – molto efficacemente, e sempre con piglio ironico – su un doppio binario espressivo che alterna un minimalismo realistico addirittura maniacale (vedi lo zampirone che viene acceso all’inizio, perché, diamine, siamo in campagna e in campagna ci sono le zanzare) all’iperbole spudoratamente surreale (vedi quella vodka che davvero scorre a fiumi, fino alla doccia finale che investe l’intero manipolo di quei perdigiorno gozzoviglianti per mezzo di uno spruzzatore d’insetticida). E. Fiore, ControScena

Il merito del regista Marco Lorenzi è proprio quello di rendere l’anima del testo in presa diretta, strappando via il tulle, grattando via la melanconica doratura dei personaggi, traccia mnestica dell’esegesi stanislavskijana che già indispettì l’autore, per far posto ad una vocalità spontanea, ad una recitazione immersa nella verità fino al tallone. Non si teme in questo lavoro teatrale di sporcare la tela dei significati con secchiate di vernice, come nella pittura di Pollock si lascia gocciolare la vodka sui gesti, le parole e ancor prima sulle intenzioni, ed il quadro che ne risulta è piacevolmente materico. D. Caravà, MilanoTeatri

Il regista, Marco Lorenzi, cortocircuita con sketch veloci l’incompiuto testo del maestro russo mischiandolo a temi e personaggi di oggi, e dimostrando come i classiconi possano sempre essere, se c’è l’ispirazione, sorgenti inesauribili. M. Weiss, La Stampa